Fraser island appartiene allo stato federato del Queensland, proprio di fronte alla costa orientale australiana, un’isola unica nel suo genere che, per le straordinarie caratteristiche del suo territorio, si è vista riconoscere nel 1992 lo stato di Sito UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Lunga circa 123 km per una larghezza massima di 22 km, Fraser Island è una grande isola quasi attaccata alla linea costiera dalla quale la separa un sinuoso tratto di mare chiamato Great Sandy Strait, costellato di uno stillicidio di isolette minori.
Il primato di quest’isola australiana consiste innanzitutto nell’essere, con i suoi 1.840 km2, la più grande isola del mondo ad avere un suolo costituito completamente da sabbia.
Una simile premessa potrebbe far pensare a una gigantesca e arida distesa sopra la superficie del mare, ma le cose non stanno esattamente così.
Fraser Island ha una complessa storia geologica, come d’altronde molti luoghi dell’Australia. Questa massa sabbiosa è il risultato della lunga azione di forti correnti marine sviluppatesi in direzione settentrionale lungo questo tratto di costa.
Grazie anche a un substrato roccioso di origine vulcanica, che ne ha favorito la concentrazione, enormi dune di sabbia si sono così progressivamente accresciute e compattate sopra la superficie dell’acqua in un processo di accumulazione durato all’incirca 750.000 anni.
Indice dei contenuti:
La storia di Fraser Island e le sue meraviglie
Contrariamente a quanto potrebbe suggerire la natura arida di questo suolo, le dune immediatamente retrostanti la linea costiera riescono qui a trattenere i nutrienti apportati dagli spruzzi di acqua marina utili alla crescita delle piante, grazie soprattutto all’azione metabolizzante svolta da specie fungine micorriziche presenti in questa sabbia.
La micorriza è una particolare forma di simbiosi mutualistica che si svolge fra un fungo e una pianta superiore attraverso la quale i due organismi riescono a portare avanti il loro rispettivo ciclo vitale traendo reciproci benefici dal loro stretto contatto, specialmente in condizioni di stress ambientale come queste.
I funghi captano sostanze nutrienti presenti nella sabbia bianca cedendole poi alle radici delle piante e queste, a loro volta, trasferiscono ai simbionti fungini altre sostanze indispensabili grazie alla fotosintesi delle loro foglie esposte al sole.
Ecco perché un’isola tutta di sabbia come Fraser Island è in realtà ricoperta da una verdissima e fitta foresta tropicale in cui abbondano svariate specie, tra cui mangrovie ed eucalipti.
L’ecosistema di Fraser è ricco anche di specie animali – fra uccelli, rettili, anfibi e mammiferi – fra i quali spicca la presenza del Dingo. Si ritiene che su Fraser Island ci sia una concentrazione di questi canidi australiani dotati di uno stato di assoluta purezza genetica rispetto al resto del Paese.
È qui di conseguenza vietato l’accesso di cani, allo scopo di prevenire il rischio di incroci.
La storia di Fraser Island
Il nome dell’isola deriva dal cognome del capitano James Fraser e di sua moglie Eliza che nel 1836 si ritrovarono, a seguito di un naufragio, scaraventati sulle spiagge di quella che nella cartografia di quei tempi era nota come Great Sandy Island.
Il capitano e altri componenti dell’equipaggio morirono lasciando che Eliza sopravvivesse per sei settimane presso una tribù di nativi, ma la donna fu alla fine soccorsa e messa in salvo dalle autorità, con la collaborazione di un deportato che aveva vissuto da evaso a contatto con gli aborigeni imparandone la lingua.
Eliza Fraser si risposò poco dopo e, tornata a Londra, raggiunse fama come attrazione in spettacoli popolari ad Hyde Park in cui rievocava la sua avventura sull’isola del naufragio in maniera via via più romanzata e meno credibile, come sarebbe poi emerso incrociando questi racconti con testimonianze di altri sopravvissuti.
Pochi anni dopo il naufragio dei Fraser ebbe inizio una vera e propria azione di progressivo insediamento di europei australiani, e per gli aborigeni locali fu l’inizio della fine.
Quel lato dell’sola prese il nome dei naufraghi divenndo la Fraser Coast.
K’gari
Tutta l’area dell’Australia orientale è caratterizzata dalla presenza storica degli aborigeni Butchulla, così chiamati dal nome del linguaggio diffuso lungo questa zona costiera.
Scontri con i coloni bianchi, la diffusione di malattie virali e veneree e l’abuso di alcol portarono il numero dei nativi residenti sull’isola a un drastico calo: dalle circa 2.000 unità alla metà dell’800, i Butchulla si ridussero a 3-400 individui una trentina di anni dopo.Ai primi del ‘900 questi ultimi superstiti furono deportati in altre località costiere del Queensland, in quanto ritenuti ostili alle attività dei coloni.
Il 19 settembre 2021 si è svolta – nel quadro degli odierni rapporti fra le autorità australiane e i discendenti delle antiche popolazioni aborigene – una cerimonia della Butchulla Aboriginal Corporation cheha statuito il cambio di nome di Fraser Island in K’gari, che in linguaggio Butchulla significa “paradiso”.
L’operazione troverà una conclusione in via ufficiale al termine delle previste procedure legislative.
La signora Leeanne Enoch, di origine aborigena e ministro dell’ambiente del Queensland, ha dichiarato al momento della delibera che “questo progetto costituisce un passo positivo nel restituire ai nativi un legame autentico col territorio”.
Una delle esperienze più singolari sull’isola è quella di percorrere la sua unica “autostrada” di sabbia di 120 km lungo la linea costiera orientale.
Sono ammessi solo veicoli a trazione integrale, con obbligo di dare precedenza ai piccoli aerei turistici che usano lo stesso tratto come pista di atterraggio.
Lo spettacolo è garantito sia con la luce del pieno giorno, che esalta i colori turchese e blu cobalto delle onde che lambiscono la bianca sabbia, sia all’alba col sole che si leva dal mare all’orizzonte. Mare dove è vivamente sconsigliato tuffarsi a causa di correnti e… squali!
Lake McKenzie
Su Fraser Island, la più grande isola di sabbia al mondo, si trovano oltre 100 laghi di acqua dolce che sono fra i più pregiati al mondo per la purezza. Una delle mete più ambite per un’escursione è il McKenzie Lake.
Questa distesa di purissima acqua dalla trasparenza incredibile occupa un’area di 1,5 km2, è circondato da bianchissima sabbia di silice, e appare come un’espressione di sogno in mezzo a una fitta foresta: il luogo ideale in cui tuffarsi e nuotare in totale sicurezza e tranquillità.
La stessa foresta è qui uno spettacolo da godere continuamente durante i trasferimenti, per via della pronunciata diversità delle specie e delle dimensioni degli alberi che possono raggiungere tre metri di diametro e più di 200 metri di altezza!
Non mancano specie anche primordiali, come delle rare felci giganti, in uno scenario che va a forgiare ben sette diversi tipi di foresta tropicale lungo tutta l’isola con continue apparizioni di laghi, torrenti e dune di sabbia che possono anche assumere un aspetto più compatto dando luogo a colline rivestite di cespugli.
Dove dormire a Fraser Island
Ubicato sulla costa occidentale di Fraser Island – a 50 minuti di traghetto dalla cittadina di Hervey Bay e a circa quattro ore d’auto dalla capitale del Queensland, Brisbane – il Kingfisher Bay Resort si avvista come una sospirata conquista, una volta messo piede sul molo a sole poche decine di metri dalla reception.
Kingfisher Bay Resort
La struttura di questo hotel sull’isola di Fraser è stata sicuramente concepita per sollevare l’attenzione, grazie ai soffitti che si elevano in ampie volte dislocate in successione ritmica.
L’edificio offre ampie e spettacolari viste oltre l’atrio di ingresso verso le piscine esterne, come pure verso la circostante foresta pluviale, attraverso un sapiente utilizzo di legno, acciaio e vetrate.
Aperto nel 1992, la sua architettura ha un sapore moderno ma non immediatamente ricollegabile a un preciso gusto storico. Il suo vero segreto è però quello di un aspetto complessivo sufficientemente aereo e lieve da armonizzarsi perfettamente con l’ambiente che lo circonda.
Questo complesso sull’isola di Fraser dispone di quattro piscine e di campi da tennis ma una volta sbarcati su di un’isola così singolare, conviene approfittare di tutte le attività esterne che il resort promuove e per le quali offre l’assistenza necessaria in un ambiente così incontaminato e selvaggio: passeggiate guidate e illustrate dai ranger, pesca sotto costa, escursioni in kayak, birdwatching, tour in monopattino elettrico sulle spiagge e (da agosto a ottobre) escursioni in mare con avvistamento di balene.
È disponibile in hotel anche una SPA, che propone trattamenti rigorosamente a base di prodotti naturali di origine australiana, un’area shopping e una galleria fotografica che offre panoramiche dell’intera isola.
Le camere standard sono spaziose, luminose e confortevoli. Sono disponibili alcune ville, le più spaziose fra le quali sono collocate presso l’area delle piscine.
Le ville sul fianco della collina sono munite di bagni termali privati sulle rispettive balconate.
Nella categoria top si trova anche la dimora che il principe Harry e la duchessa Meghan scelsero per il loro soggiorno nel 2018.
Il punto più suggestivo per gustare un appagante drink pomeridiano o un eccellente aperitivo è il Sunset Bar, ubicato proprio accanto al molo e con vista a ovest verso il Great Sandy Strait.
Seabelle Restaurant
L’esclusivo Seabelle Restaurant porta il nome di un relitto ottocentesco, traccia di uno dei diversi naufragi terminati su quest’isola.
Il menu degustazione è attualmente costruito sulle stesse ordinazioni fatte da “Harry e Meghan” qualche anno fa, ma la cucina è qui fondamentalmente ispirata alla scuola del Bush Tucker ovvero i piatti tradizionali aborigeni del Queensland tropicale.
Queste ricette spaziano su ogni tipo di portata, ma si caratterizzano per aromi e caratterizzazioni dovuti alle piante tipiche di quest’area, come il mirto limone, il rovo odoroso, il “caviale” di limone, la prugna Mullumbimby, la noce di Macadamia.
Per gli appassionati di questo percorso gastronomico sono disponibili anche degustazioni guidate e lezioni pomeridiane.
Adiacente alle piscine c’è il più informale Sand and Wood Restaurant (attivo per colazione, pranzo e cena), apprezzato per le sue pizze e per i suoi burger e, poco più distante, il Dingo Bar che intende non far dimenticare col suo nome le opportunità di avvistamento – qui più preziose – del celebre canide australiano.