Se si pensa all’Antico Egitto e alla storia dei suoi faraoni, il sito archeologico di Abu Simbel è certamente uno dei luoghi più iconici.
Reso celebre da documentari e pellicole cinematografiche, come la recente riedizione di “Assassinio sul Nilo” di Agatha Christy, il sito di Abu Simbel è famoso in tutto il mondo ed è una tappa fondamentale di un viaggio in Egitto sulle sponde del Nilo.
Dedicato al faraone Ramses II, il monumento misura 22 metri in altezza, 38 in larghezza e 62 in profondità. I quattro colossi seduti rappresentanti il faraone raggiungono appunto i 22 metri di altezza. Il tempio di Abu Simbel, grazie alla sua valenza storica, è una meta imperdibile per i turisti di tutto il mondo che si recano qui in visita ogni anno a migliaia ma è anche molto amato dagli stessi egiziani che ne sono orgogliosi.
La costruzione di questo tempio risale al lontano 1264 aC e pare che sia durata almeno 20 anni, tanto ci è voluto per completare la sua costruzione. Abu Simbel è anche noto come “Il Tempio di Ramesse”. È un tempio composto da sei enormi rocce e fu costruito dai Nubiani durante il regno di Ramesse II. Lo scopo di Ramesse, quando ordinò la costruzione del tempio, era quella di introdurre alla religione egiziana i nativi della regione.
Fu lo svizzero Johann Ludwig Burckhardt a scoprire per primo il sito il 22 marzo 1813. Lo trovò quasi completamente ricoperto di sabbia. Il primo invece ad entrarvi di l’archeologo italiano Giovanni Belzoni nell’agosto del 1817.
Indice dei contenuti:
- La diga di Assuan
- Il salvataggio dei Templi
- Come si arriva ad Abu Simbel?
- Il periodo migliore per visitare i templi di Abu Simbel
- Cosa vedere ad Abu Simbel: Il complesso dei templi rupestri
- Giovanni Belzoni: Il Gigante di Padova che Ispirò Indiana Jones
- Il tempio
- Il tramonto sul lago Nasser
- Abu Simbel: Un Viaggio nel Cuore della Storia e della Meraviglia
La diga di Assuan
Il governo del generale Nasser promosse nel 1955 il progetto della costruzione della diga di Assuan che avrebbe visto nascere un immenso lago artificiale a valle della diga, il lago Nasser.
La diga è una delle più opere di ingegneria dei nostri tempi. Sostituì la vecchia diga, ormai superata, eretta tra la fine dell’800 e i primi del ‘900.
L’opera è alta 111 metri ed è lunga circa quattro chilometri, il cantiere durò più di 10 anni e si trova sullo stesso livello della seconda cataratta del Nilo. Grazie ad essa per la prima volta nella storia del Nilo le sue piene annuali furono finalmente messe sotto controllo evitando le sue devastanti inondazioni a beneficio dell’agricoltura e della produzione energetica di Egitto e Sudan.
La creazione del lago artificiale a valle della diga, lungo 500 chilometri e largo mediamente 22, costrinse però a reinsediare quasi centomila abitanti della zona, sia in Sudan che in Egitto.
Il vero problema però fu che un gran numero di monumenti antichi situati nella regione storica della Nubia, che si estende dal sud dell’Egitto fino al nord del Sudan, erano inevitabilmente condannati a scomparire sotto le acque del nuovo lago con i suoi 90 metri di profondità. Tra questi, c’erano i templi di Abu Simbel.
Il salvataggio dei Templi
L’UNESCO, decise allora nel 1960 di promuovere un’ambiziosa quanto disperata campagna in tutto il mondo, per il salvataggio dei templi nubiani. La priorità fu subito data ai templi del faraone Ramses II e della moglie Nefertari, entrambi situati a pochi metri dalle rive del Nilo. Infatti , dal momento del loro ritrovamento, le quattro statue ciclopiche di Ramses II erano diventate un simbolo dell’Egitto noto in tutto il mondo.
Essendo prevista l’inondazione del sito per il 1966 il salvataggio dei due monumenti sembrava davvero essere un tentativo disperato al limite dell’impossibile.
Fu deciso che i templi sarebbero stati tagliati in blocchi, più di mille, che sarebbero poi stati trasferi trasferiti 65 metri più in alto della posizione originale e riassemblati nella stessa posizione.
Questo voleva dire, oltre che trasportare i blocchi, rimuovere tonnellate e tonnellate di terra. Ancora oggi questa impresa viene considerata come la più incredibile in tutta la storia dell’archeologia.
Nel 1979 il sito di Abu Simbel è stato riconosciuto definitivamento dall’UNESCO quale patrimonio dell’umanità.
Come si arriva ad Abu Simbel?
Il modo migliore di raggiungere Abu Simbel è quale tappa di una suggestiva e romantica crociera sul Nilo.
Altrimenti da Assuan, si può raggiungere Abu Simbel in aereo grazie ai voli regolari che collegano i due siti. Dopo aver raggiunto l’aeroporto, si può noleggiare un taxi che ti porterà ad Abu Simbel.
Se si viaggia dal Cairo, ci sono sempre voli regolari per Abu Simbel che impiegano circa 3 ore e 40 minuti.
Negli anni il sito è cresciuto di fama e con essa sono arrivati sempre più turisti e sono state realizzate molte strutture ricettive, come ristoranti e bar, dove trovare ristoro prima o dopo la visita.
Il periodo migliore per visitare i templi di Abu Simbel
Se hai intenzione di visitare questo tempio è ovvio che dovrai tenere conto del caldo torrido dell’estate. In questo caso è la mattina di buon’ora il momento migliore. Nel resto dell’anno ogni momento è adatto.
Cosa vedere ad Abu Simbel: Il complesso dei templi rupestri
Il tempio di Ramses
Scavato nella montagna sulla riva occidentale del Nilo tra il 1274 e il 1244 aC, questo è il tempio principale del complesso di Abu Simbel ed era dedicato tanto allo stesso Ramses, II divinizzato, quanto a Ra-Horakhty, Amon e Ptah. Le quattro colossali statue del faraone, che fronteggiano il tempio, sono come gigantesche sentinelle che vigilano sul traffico in arrivo da sud, senza dubbio concepite come monito della forza del faraone.
Nel corso dei secoli sia il Nilo che le sabbie del deserto si sono spostate e questo tempio è stato celato al mondo fino al 1813, quando fu riscoperto per caso dall’esploratore svizzero Jean-Louis Burckhardt. Solo una delle teste delle statue era completamente visibile sopra la sabbia, la testa successiva era spezzata e, delle restanti due, si potevano vedere solo le corone. Come dicevamo prima, fu nel 1817 che l’archeologo italiano Giovanni Belzoni, che ispirò Steven Spilberg per il suo personaggio Indiana Jones, rimosse abbastanza sabbia per poter entrare nel tempio.
Giovanni Belzoni: Il Gigante di Padova che Ispirò Indiana Jones
La figura di Indiana Jones, il celebre archeologo avventuriero creato da Steven Spielberg e George Lucas, è ormai leggendaria nel mondo del cinema. Tuttavia, molti non sanno che il personaggio di Indy ha radici nella realtà e trae ispirazione dalla vita e dalle imprese straordinarie di Giovanni Battista Belzoni, un archeologo e avventuriero italiano del XIX secolo, noto per la sua audacia e il suo contributo pionieristico nel campo dell’archeologia egiziana.
Chi era Giovanni Belzoni?
Giovanni Belzoni nacque a Padova nel 1778 e, dopo aver studiato meccanica e idraulica, si trasferì a Londra, dove lavorò come artista e inventore. La sua figura imponente, alta quasi due metri, gli valse il soprannome di “il gigante di Padova”. Ma ciò che davvero distingueva Belzoni era il suo spirito avventuroso e la sua curiosità intellettuale. Nel 1815, spinto dalla passione per l’antico Egitto e dalla possibilità di applicare le sue conoscenze ingegneristiche, si recò a Il Cairo, dando inizio a una carriera che avrebbe scritto il suo nome nella storia.
Le Imprese di Belzoni: un’Archeologia da Film
Le avventure di Belzoni in Egitto sembrano tratte direttamente da un film d’azione. Nel 1817, si guadagnò la fama internazionale quando ritrovò il tempio di Abu Simbel, ricoperto da secoli di sabbia. Con un misto di ingegno e determinazione, riuscì a liberare l’ingresso, svelando al mondo uno dei più grandi capolavori dell’antichità.
Belzoni fu anche il primo europeo a entrare nella seconda piramide di Giza e scoprì la tomba di Seti I, una delle più spettacolari della Valle dei Re, per la sua bellezza e le sue decorazioni straordinarie. Inoltre, trasportò il gigantesco busto di Ramses II, noto come “il Giovane Memnone”, al British Museum, un’impresa che richiese una straordinaria combinazione di tecnica e forza.
Queste imprese non erano prive di rischi: Belzoni affrontò temperature torride, malattie e la costante minaccia di briganti e rivalità con altri archeologi. Tuttavia, il suo coraggio e la sua determinazione lo portarono a superare ogni ostacolo.
Indiana Jones e il Fascino del “Belzoni Reale”
Quando Spielberg e Lucas crearono Indiana Jones, cercavano un personaggio che rappresentasse non solo l’archeologo, ma l’avventuriero intraprendente e il romantico eroe che sfida il pericolo per svelare i segreti del passato. La figura di Belzoni, con le sue avventure audaci, il suo carisma e la sua capacità di risolvere problemi apparentemente impossibili, offriva l’ispirazione perfetta.
Indy, con il suo cappello a tesa larga e la frusta, condivide con Belzoni l’immagine di un uomo pronto a tutto per esplorare l’ignoto. Come Belzoni, Indiana Jones è un pioniere che naviga tra le insidie di una natura selvaggia, tradimenti e misteri millenari. Inoltre, entrambi hanno una caratteristica fondamentale: trattano l’archeologia come una missione per preservare il passato e condividere la sua bellezza con il mondo.
Il tempio
Dal piazzale del tempio, una breve scalinata conduce alla terrazza antistante la massiccia facciata scavata nella roccia, alta circa 30 m e larga 35 m. A guardia dell’ingresso, tre delle quattro famose statue colossali fissano l’acqua e l’eternità: la statua interna a sinistra crollò nell’antichità e la parte superiore del suo corpo giace ancora a terra. Le statue, alte più di 20 metri, sono accompagnate da statue più piccole della madre del faraone, la regina Tuya, di sua moglie Nefertari e di alcuni dei suoi figli prediletti. Sopra l’ingresso, tra i colossi in trono centrale, si trova la figura del dio del sole dalla testa di falco Ra-Horakhty.
Il tetto della grande sala è decorato con avvoltoi, che simboleggiano la dea protettrice Nekhbet, ed è sostenuto da otto colonne, ciascuna fronteggiata da una statua di Osiride. I rilievi sulle pareti raffigurano l’abilità del faraone in battaglia, che calpesta i suoi nemici e li massacra davanti agli dei. Sulla parete nord c’è una rappresentazione della famosa battaglia di Kadesh (1274 aC circa), in quella che oggi è la Siria, dove Ramses ispirò il suo esercito demoralizzato in modo che vinse la battaglia contro gli Ittiti. La scena è dominata da un famoso rilievo di Ramses sul suo carro, che lancia frecce ai suoi nemici in fuga. Sono visibili anche l’accampamento egiziano, murato dagli scudi tondi dei suoi soldati, e la città ittita fortificata, circondata dal fiume Oronte.
La sala successiva, il vestibolo a quattro colonne dove Ramses e Nefertari sono mostrati davanti agli dei e alle barche solari, conduce al sacro santuario, dove Ramses e la triade degli dei del Grande Tempio siedono sui loro troni.
Il tempio originale era allineato in modo tale che ogni 21 febbraio e 21 ottobre, giorno del compleanno e dell’incoronazione di Ramses, i primi raggi del sole nascente si spostassero attraverso l’aula ipostila, attraverso il vestibolo e nel santuario, dove illuminano le figure di Ra-Horakhty, Ramses II e Amon. Ptah, a sinistra, non avrebbe mai dovuto essere illuminato. Poiché i templi sono stati spostati, questo fenomeno si verifica il giorno dopo.
Il tempio di Nefertari
Accanto al tempio di Ramesse c’è quello della sua sposa prediletta: la regina Nefertari. Più piccolo ma non meno bello, presenta una facciata con sei figure scolpite nella roccia e un interno altrettanto magnifico e ben conservato di quello del suo sposo.
La facciata del tempio misura 12 metri in altezza e 28 metri in larcghezza. Davanti si trovano sei statue alte 10 metri raffiguranti Ramses, Nefertari e i loro quattro figli, due femmine e due maschi.
Nefertari è stata la consorte prediletta di Ramesse II fino alla sua morte intorno al suo ventiquattresimo anno di regno e figura in modo rilevante accanto a lui su molti dei suoi monumenti.
Ramses le dedicò il tempio minore di Abu Simbel in Nubia, fu il primo luogo di culto di una regina egiziana in Nubia dopo quello che Amenhotep III fece per sua moglie, Tiye, a Sedeinga. Nel tempio, una minuscola Nefertari è raffigurata dietro la gamba del suo colossale marito nella prima stanza del Tempio di Luxor, mentre gli tocca teneramente il polpaccio. Un’altro graffito nella stessa stanza suggerisce che un antico visitatore considerasse la bella Nefertari bella almeno quanto la leggendaria Elena di Troia, poiché scolpì e intitolò una figura di Paride su un pilastro accanto alla sua figura.
Il tramonto sul lago Nasser
Durante la vostra visita ad Abu Simbel non potete dimenticarvi di andare a vedere il tramonto. Qullo nel deserto è senz’altro qualcosa di fantastico ma quello sul lago Nasser non è certo da meno. Il lago Nasser, creato dalla diga di Aswan, è di fatto il confine tra Egitto e Sudan ed è così grande da sembrare un mare salvo che è privo delle increspature e del rumore dello sciabirdio delle onde sulle sue rive.
Questo effetto di silenzio assoluto e surreale fa provare sensazioni di pace e serenità difficilmente riscontrabili altrove.
Il sole inizia al tramonto crea fetti cromatici straordinari. In pochi minuti il cielo si trasforma in un gioco di colori che si susseguono a pochi secondi gli uni dagli altri. Il loro riflettersi nello specchio d’acqua crea un effetto davvero unico che in certi punti è reso ancora più suggestivo dal proiettarsi nell’acqua delle ombre dei monumenti di Abu Simbel.
Abu Simbel: Un Viaggio nel Cuore della Storia e della Meraviglia
Abu Simbel non è solo un sito archeologico, è un’esperienza che lascia senza fiato. Qui, tra le maestose statue di Ramses II e le pareti scolpite che raccontano storie millenarie, si percepisce la grandezza di un’antica civiltà. La magia del sole che illumina il tempio durante i fenomeni astronomici, il fascino delle sue proporzioni imponenti e la remota bellezza del deserto circostante rendono questo luogo unico al mondo.
Visitare Abu Simbel è come fare un viaggio nel tempo, immergendosi in un passato glorioso che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità. È una meta che ispira, affascina e rimane nel cuore di chiunque abbia la fortuna di esplorarla.
Non aspettare oltre per vivere questa esperienza straordinaria. Abu Simbel ti aspetta per rivelarti i suoi segreti e farti vivere un’avventura indimenticabile nel cuore dell’antico Egitto. Pianifica il tuo viaggio ora e preparati a rimanere incantato.