Una visita a una miniera di diamanti può sempre essere un’interessante idea di viaggio e tappa inusuale del tuo itinerario.
Il mondo delle miniere è al contempo terribile perchè evocativo di indicibili sofferenze e condizioni estreme di lavoro, tanto quanto emozionante perchè dalle loro viscere emerge uno degli oggetti più ambiti del mondo ed icona di lusso e ricchezza.
“Una cascata di diamanti” è il titolo italiano di una pellicola del 1971 della mitica serie di James Bond (l’ultima con la partecipazione in via ufficiale di Sean Connery), e si tratta probabilmente di uno degli episodi più emblematici dell’ingresso del mondo dei diamanti nell’immaginario collettivo da parte di un mezzo di comunicazione di massa come il cinema.
Seguendo le iperboliche peripezie di un ineffabile 007, la trama del film già riesce a suggerire che inseguendo i diamanti si finisce col girare il mondo.
Altro iconico movie a stelle e strisce fu “Diamonds are the girl’s best friends” con l’immortale Marylin Monroe.
Dalla città di Amsterdam, celebre per il taglio e il commercio di queste gemme soprattutto prima della Seconda Guerra Mondiale, al Sudafrica, che ha avuto un gran ruolo come produttore mondiale mentre oggi resta più che altro una sede strategica dei grandi interessi economici intorno all’industria del diamante.
Al di là degli aspetti più a portata di mano nella filiera diamantifera – quali il taglio, il commercio, la distribuzione, l’esposizione, la stessa attitudine del diamante a costituire oggetto museale – una connessione alquanto inattesa fra questo prezioso e scintillante mondo e quello del turismo arriva da dove meno ce lo si potrebbe attendere: la valorizzazione dei siti in cui sono ubicate le miniere di diamante.
Il diamante è una particolare forma a cui può dar luogo l’elemento del carbonio quando i suoi atomi si dispongono entro un reticolo cristallino che assume la forma geometrica di quel poliedro platonico a quattro facce triangolari chiamato tetraedro. È solo così che si manifestano tutte le caratteristiche fisico-chimiche – ma anche estetiche – che fanno di questa forma del carbonio ciò che intendiamo per diamante.
I diamanti hanno origine nel mantello della Terra, dove si creano le condizioni di altissima pressione necessarie alla loro formazione, a una profondità stimata tra i 150 e i 225 km.
Si ritiene che la maggior parte dei diamanti risaliti in superfice si sia formata circa tra 1 e 1,6 miliardi di anni fa. È una roccia vulcanica chiamata kimberlite a intrappolare oggi i diamanti nei cosiddetti giacimenti primari, i camini kimberlitici. Si tratta di remote formazioni geologiche determinate da fenomeni eruttivi risalenti a non meno di un miliardo di anni fa, le quali avrebbero sospinto i diamanti più in superficie come un nastro trasportatore. Le aziende estrattrici applicano specifiche tecniche di prospezione per individuare queste aree, dove poi impiantare una miniera di diamanti.
La maggior suggestione che può derivare all’osservatore di una simile struttura sta proprio nella sua morfologia. Le miniere di diamanti hanno la forma di crateri, realizzati a cielo aperto. Le loro dimensioni possono essere anche notevoli, con un diametro in superficie fino a oltre un chilometro e una profondità che può spingersi fino ai 600 metri. Il visitatore si troverebbe, in altri termini, di fronte a una visione alquanto inusitata capace di suggerire (almeno per una cultura di stampo occidentale) un’idea di inferno dantesco: una cavità a forma di imbuto con le pareti scavate da cerchi che si spingono giù in profondità con andamento a spirale.
Una classifica abbastanza recente delle prime 10 miniere di diamanti del mondo (ordinata dall’analista di settore Paul Zimnisky per il valore prodotto in milioni di dollari) vede la Russia collocata al 2° (Jubilee), 7° (Nyurbinskaya) e 10° (Mir) posto. Il 1° (Jwaneng) e 4° (Orapa) posto spettano al Botswana; ma l’Africa è ancora presente con la Namibia al 5° posto (Debmarine, che costituisce tuttavia un diverso tipo di estrazione subacquea sotto costa) e l’Angola al 6° (Catoca). Il Canada occupa l’8° (Diavik) e il 9° posto (Ekati), ma ospita diversi altri siti minerari.
Molti sono i Paesi che ospitano siti minerari, e diverse potrebbero essere le occasioni per visitare simili scenari per farne oggetto di un’idea di viaggio alternativa.
All’atto pratico il viaggiatore non può tuttavia evitare tutto un insieme di valutazioni, quali la disponibilità e la qualità delle strutture ricettive, le condizioni ambientali (e magari anche politiche) del Paese interessato, e la circostanza di accostare alla visita di un sito minerario diamantifero anche altre opportunità di viaggio per sé stessi, ma magari anche per coloro a cui ci si accompagna in coppia o in gruppo.
Altre considerazioni utili riguardano la disponibilità dell’industria del turismo e delle stesse autorità competenti di settore a incentivare o meno simili attività escursionistiche. Basti pensare a siti minerari di indubbio interesse, come quelli russi, collocati però in aree circondate da estrema riservatezza nei confronti di visitatori stranieri ancora in epoche dopotutto non troppo lontane. Anche l’ormai storica miniera di Kimberley, capitale della Provincia del Capo Settentrionale del Sudafrica, chiamata Big Hole, è un sito ormai chiuso da circa un secolo e sede di un Museo delle miniere. Sebbene quell’area del Sudafrica offra enormi spunti sull’epopea della “corsa ai diamanti” di fine ‘800 in quel Paese, la miniera risulta oggi profondamente alterata e vistosamente riconquistata dalla natura.
Ci sono, viceversa, interessanti sinergie fra determinati Paesi che ospitano strutture minerarie diamantifere, filiere del turismo e la stessa industria del diamante allo scopo di incentivare flussi turistici a tema costruendo itinerari e opportunità di visite guidate ben congegnati sulla base di precise motivazioni strategiche. Vale la pena, in proposito, di concedere particolare interesse al Canada e al Botswana.
Il Natural Diamond Council ha di recente avviato una campagna promozionale di alcuni angoli del mondo rilevanti dal punto di vista dell’estrazione di diamanti, per associare un’opportunità di visita a tali siti a un certo tipo di istanza turistica ritenuta non trascurabile. Così facendo, questa associazione dei principali produttori di diamanti (circa il 75% dell’offerta globale) ha ritenuto di esplorare un nuovo e singolare canale di propulsione per questa industria del lusso. Queste “destinazioni dei diamanti” sono promosse anche attraverso un’idea di valorizzazione delle comunità che sono insediate sui territori intorno all’industria diamantifera.
A proposito di idee di viaggio in Canada, per esempio, sono i Territori del Nordovest a costituire la particolare “destinazione dei diamanti” da far risaltare come opportunità di viaggio. Oltre alla visita ai siti minerari in sé (insieme al relativo indotto) accompagnati da guide professionali, ecco quindi opportunamente segnalata per i più sportivi la possibilità di praticare escursionismo in kayak solcando le acque del Great Slave Lake. Chi invece si sentisse predisposto a vivere un’esperienza altrettanto suggestiva ma più meditativa potrebbe indulgere nella pesca su ghiaccio presso il Blachford Lake Lodge & Wilderness Resort, oppure procedere su di una slitta trainata da cani attraverso l’Ivvavik National Park, per arrivare poi a osservare l’aurora boreale e tuffarsi nella storia e nella cultura della locale comunità autoctona.
A seconda delle attività complementari preferite, nei Territori del Nordovest del Canada i mesi invernali sono i migliori per cogliere al meglio l’effetto dell’aurora boreale; la primavera è preferibile per la pesca sul ghiaccio, le escursioni in slitta coi cani e lo sci.
L’estate resta ideale per tutte le attività escursionistiche in acqua, passeggiate all’aperto e l’osservazione di svariati animali selvatici.
Spostandoci in quell’altro grande paese produttore di diamanti che è il Botswana, in questo caso al centro delle attività complementari da mettere in rilievo c’è senz’altro l’esperienza del safari, e molteplici sono a questo scopo le aree degne di segnalazione: il Delta dell’Okavango, il Chobe National Park, Makgadikgadi Pans e Orapa Game Park.
Il Botswana è il più grande produttore di diamanti al mondo, e la ricchezza creata dal settore a beneficio del Paese è stimata sui 16 miliardi di dollari all’anno.
Queste risorse vengono incanalate nella creazione di infrastrutture strategiche, come scuole e ospedali, e nella conseguente implementazione di svariati progetti sociali con la creazione di posti di lavoro qualificati. Risulta inoltre possibile investire in progetti di tutela del territorio, a garanzia della biodiversità e a protezione delle specie animali a rischio di estinzione.
Dal momento che i diamanti costituiscono una risorsa naturalmente finita, è necessario progettare fin d’ora delle risorse economiche alternative e farle crescere nel tempo, in vista dell’epoca a medio-lungo termine in cui l’industria diamantifera non esisterà più. Ecco perché in Botswana l’economia del diamante è vista in funzione più del futuro che non del presente, in favore dello sviluppo di nuovi mercati ed economie locali – a partire dallo stesso turismo – per il cambio di identità economica che il Paese arriverà ad attraversare un giorno.
Il titolo originale del film “Una cascata di diamanti” – da cui siamo partiti – è “Diamonds are forever” ma, viaggiando alla scoperta delle suggestive miniere di diamanti nel mondo, si scopre in definitiva che questa è una bugia.